Il latte è un problema in particolare nei primi mesi di vita.
Vediamo i possibili effetti negativi:
- Perdita di ferro se uso molto precoce. Una delle proteine del siero del latte (la lattoferrina) ha capacità di chelare il ferro.
- Il Consumo precoce è associato a diabete. Il latte contiene proteine ad alto peso molecolare (caseina) che si comportano come antigene alimentari. Può capitare infatti che alcuni frammenti di questa proteina possano essere riconosciuti come corpi estranei (non self) e quindi pericolosi dal parte del Sistema Immunitario, il quale avvia, nei loro confronti, una reazione. Da cui la comparsa dei sintomi tipici dell’allergia.
Inoltre, se assunto in età precoce (ad esempio durante lo svezzamento), può indurre la comparsa di malattie autoimmuni in individui geneticamente predisposti.
Parrebbe che alla base di ciò vi sia il meccanismo del mimetismo molecolare (molecular mimicry): ovvero, il Sistema Immunitario confonde una parte dell’organismo con un invasore estraneo. Accade così che gli anticorpi prodotti contro le caseine possano “confondersi” e prendere di mira le β-cellule pancreatiche e causare in questo modo un diabete di tipo 1 (autoimmune). - Intolleranza al lattosio (per mancanza degli enzimi in grado di idrolizzare questo zucchero del latte).
- Allergie (si veda punto 2).
- Possibile aggravamento dell’asma. Si vedano pubblicazioni in merito.
- Possibile incremento della mucosità. Il latte generalmente causa un aumento di muco. Questo è facilmente sperimentabile. Si veda anche pubblicazione al punto 5. Non è un caso, che si scoraggia l’assunzione di latte in caso di raffreddore.
- Stitichezza
- Acne
- Aumento dell’insulina e dell’IGF-1. Quindi anche obesità. Il latte aumenta i livelli di insulina e di IGF-1 (essendo lui stesso ricco di questo ormone, necessario per la crescita repentina del vitello). L’aumento dell’insulina è anche correlato alla particolare presenza di amminoacidi a catena ramificata (leucina, isoleucina, valina): questi, se in eccesso, possono favorire neoplasie (cancro). Infatti, attivano un complesso chiamato mTOR, un gene che promuove la proliferazione cellulare, favorendo anche la crescita di tumori.
Non è dimostrata utilità per le ossa: PIU’ SI BEVE LATTE E PIU’ CALCIO SI PERDE DALLE OSSA. Soprattutto se è senza lattosio (è il lattosio che favorisce l’assorbimento del calcio; mentre il troppo calcio inibisce la trasformazione della vitamina D in forma attiva).
Il latte potrebbe essere invece indicato per i bambini che non crescono (se con percentile basso).
L’OMS suggerisce allattamento esclusivo almeno fino a sei mesi. E dopo? Possono essere introdotti altri cibi, ma attenzione al latte vaccino!
Dall’istituto europeo di oncologia: “Dai sei mesi in poi i bambini dovrebbero essere pronti a consumare cibi solidi: il sistema immunitario e quello digestivo sono forti e sviluppati. Per quanto riguarda il latte, l’ideale sarebbe variarne le fonti (bevande vegetali) ed evitare il latte di vacca fino a un anno di età, a causa del suo elevato apporto proteico”.
Nello studio della Coorte di Boyd Orr (Lord Boyd Orr fu il medico biologo vincitore del premio Nobel per la pace per le sue ricerche sulla nutrizione umana), iniziato nel 1937 e seguì per 70 anni ben 5.000 bambini inglesi finché non diventarono anziani “Circa 800 si sono ammalati di cancro e alcuni sono deceduti. In questo studio si è visto che coloro che consumavano alti livelli di latte da bambini si sono ammalati 3 volte di più di tumore al colon rispetto a quelli che ne consumavano bassi quantitativi e ciò indipendentemente dal consumo di carne o di frutta e verdura”.
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