Qual è il cibo più adatto all’essere umano? Quale alimentazione è funzionale alla nostra vitalità e salute?
Basterebbe guardare il percorso che abbiamo compiuto per diventare esseri umani e l’evoluzione per adattarsi all’ambiente. Noi ci siamo evoluti insieme al nostro cibo.

Oggigiorno, ci stiamo però allontanando da quella che è l’alimentazione più idonea per conservare il nostro equilibrio.

Si pensi che tre milioni di anni fa eravamo abituati a mangiare pochissimi grassi (oltretutto, non esistevano grassi industriali, di sintesi). Oggi la quantità di grassi che assumiamo si è modificata notevolmente in quantità e qualità.
E questo causa uno stress al nostro organismo.

E’ opinione condivisa che la nostra specie abbia preso origine da un antenato comune alle scimmie (l’Australopithecus afarensis vissuto in Africa tra 4 e 3 milioni di anni fa), da cui deriva l’ordine dei Primati, a cui appartiene l’uomo e la scimmia.

Dal punto di vista dell’alimentazione, noi non possediamo, come nel caso dei carnivori, l’intestino corto, lo stomaco iperacido, le zanne e gli artigli (per catturare il proprio pasto). Non possediamo neppure il doppio stomaco fermentativo e il lungo intestino tipico degli animali capaci di vivere di soli vegetali. Abbiamo caratteristiche intermedie.Tra i primati attualmente presenti sulla Terra, rispetto a tutte le altre scimmie, noi esseri umani siamo più simili agli scimpanzé, che seguono una dieta quasi del tutto vegetale, con l’inclusione di piccole quantità di cibo animale (insetti, ma anche uova e molto occasionalmente piccoli animali).

I bisogni nutrititvi degli scimpanzé sono abbastanza simili alle nostre, in termini di proteine, grassi e carboidrati, anche se sono in grado di digerire per fermentazione molte più fibre alimentari che non gli umani.
Come gli altri primati, noi abbiamo bisogno di introdurre grandi quantità di fibre con la nostra alimentazione, insieme ad elevate quantità di vitamina C, che non siamo in grado di sintetizzare all’interno del nostro organismo. I carnivori, di contro, sono tutti in grado di farlo, perché la loro evoluzione ha subito un percorso diverso (nel loro cibo la vitamina C non era presente e hanno dovuto imparare a sintetizzarla). La differenza tra i nostri antenati e gli scimpanzé sta nella fonte dei carboidrati.

Gli studi condotti indicano che i più lontani ominidi (gli Australopithecus) hanno progressivamente sviluppato strutture adatte a consumare principalmente semi, macinandoli con i molari, affiancati da cibi soffici come certe varietà di frutta. Al contrario, essi non svilupparono una certa capacità di consumare frutta fibrosa, foglie o carne (1).
Quindi, la cellulosa delle piante che gli scimpanzé e altri primati sono capaci di utilizzare per fermentazione, fu sostituita, già in epoche remote, da quantità variabili di altri tipi di carboidrati, gli amidi contenuti in semi e tuberi.
Il genere a cui apparteniamo ha poi progressivamente sviluppato l’attitudine a consumare cibi sempre più ricchi di sostanze nutritive, come i semi, i tuberi e il cibo animale, nei quali carboidrati, grassi e proteine si trovano in misura molto più concentrata che non nella frutta, nelle erbe e nelle foglie.
Questa attitudine va di pari passo con la necessità di assicurare una nutrizione più adeguata ad un cervello proporzionalmente molto più grande (rispetto al corpo) di quello degli altri mammiferi e ad individui che accudiscono i propri piccoli per un periodo più lungo rispetto alle abitudini parentali degli altri primati.

Un cervello più grande e cure parentali più protratte sono la base per lo sviluppo di una cultura, del linguaggio e e dell’uso di utensili, che permettono un migliore approvvigionamento di cibo.
Fino a poche centinaia di anni fa, la nostra dieta era costituita da una prevalenza di alimenti di origine vegetale quali semi, tuberi, erbe tenere, frutta germogli e noci (oltre mandorle, castagne d’acqua, pistacchi). Agli alimenti vegetali si affiancava una ridotta quantità di cibo animale.

Il cibo animale che è stato consumato più di frequente nella nostra storia (oltre ad essere quantitativamente inferiore a quello consumato oggi) è molto diverso da quello a cui siamo abituati nei paesi industrializzati. Gran parte di esso era costituito dagli insetti e dalle larve, che sono consumati ancora oggi da numerose popolazioni del mondo, e che rappresentano una fonte di sostanze nutritive molto ricca.

I reperti archeologici non autorizzano a ritenere esistente alcuna forma di caccia estesa a grandi animali prima di 90.000 anni fa al massimo. Il consumo della carne di grandi animale in quantità importante sembrerebbe indicare un recente adattamento ai climi molto freddi tipici delle epoche glaciali, piuttosto che una caratteristica umana generale e di antica data.
0.285Ciò che ha influenzato l’alimentazione del genere Homo e quindi, di riflesso, lo sviluppo della sua struttura fisica, è l’uso della tecnologia, di strumenti e del Fuoco. Questo elemento della natura, che permette di trasformare il nostro cibo, rendendo più digeribili molti vegetali (come tuberi e semi), pare essere usato già da un milione e mezzo a due milioni di anni fa. Il fuoco ha avuto un ruolo decisivo nello sviluppare energie per funzionamento del nostro cervello.

L’utilizzo del fuoco, la cottura del nostro cibo, ha modificato anche la nostra struttura corporea. Ad esempio, si ipotizza che il minor impiego muscolare richiesto dal cibo cotto abbia permesso la riduzione della muscolatura della mandibola, con conseguente maggior sviluppo della scatola cranica sulla quale questi muscoli si inseriscono, rendendola in grado di ospitare un cervello di dimensioni progressivamente maggiori.

In effetti, se si osserva quando è stato compiuto il balzo nelle dimensioni del cervello che ha differenziato il genere Homo dai cugini Australopithecus, si vede che esso sembra coincidere piuttosto bene con le date proposte per l’acquisto della capacità di controllare il fuoco (2).

Fonte: “Il Grande Libro dell’Ecodieta” di Carlo Guglielmo.
La cucina, ovvero la trasformazione degli alimenti, ha determinato la nostra evoluzione.
 
(1) “Diet and the evolution of the earliest human ancestors”, Proc Natl Acad Sc, 2000.
(2) “Did cooked tubers spur the evolution of big brains?”, Science 1999, 283, p. 2004-2005
(3) “The raw and the stolen: cooking and the ecology of human origins”, Current Anthropology, 1999, 40, p. 567-594

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