Sin da quando avevo pochi anni, ricordo che immaginavo che, nella vita, avrei fatto qualcosa che apportasse valore aggiunto a questo mondo.

Non vi stupite, sono sempre stata un po’ strana. E facevo pensieri “particolari” sin da quando ero bambina.

Proprio perché strana, qualcuno si stupì quando ottenni la prima laurea (Scienze dell’Informazione) con il massimo dei voti (110 e lode). “Non ce la farai mai?”… Ce l’ho fatta.

Avevo scelto quel percorso per poter essere autonoma il prima possibile. Anche se di fatto avrei voluto fare medicina o psicologia. Ma, il primo percorso era troppo lungo (se comprendiamo la specialistica) e il secondo dispendioso (nella città in cui vivevo non era presente il corso di laurea e avrei dovuto gravare ulteriormente sui miei genitori, che avevano già fatto molti sacrifici).

La mia scelta ottenne i risultati: comincia subito a lavorare (praticamente il giorno successivo alla laurea). Iniziai in provincia di Roma. Poi ricevetti una proposta da IBM, ma per Bari. Un po’ scettica nel tornare a Bari (e non avevo tutti i torti), ma accettai.

Ho sempre pensato quanto fosse importante condividere le mie conoscenze. Non per un gesto di “arroganza” (come qualcuno potrebbe supporre, probabilmente in malafede). E’ dare ciò che ho ricevuto. E, lavorativamente parlando, è un approccio finalizzato all’ottimizzazione di tempi e risorse: trasmetto ciò che ho imparato, affinché altri possano essere più produttivi. Ma anche qui, mi è stato detto “Perché lo fai?

A me non piace la stagnazione. Ecco che, pur di cambiare ed evolvermi, cercando di imparare e provare nuove esperienze, fornii la mia disponibilità ai viaggi e alle nuove esperienze. Ecco che viaggiai: Roma, Milano, Stati Uniti. Partecipai a progetti di ricerca. Finché, dopo diversi anni, questi continui cambiamenti ebbero termine. Il lavoro divenne monotono. Vedevo i miei colleghi cambiati. E, nel tempo, notavo che anche io mi stavo spegnendo.

Decisi, quindi di cambiare. Presentai le mie dimissioni e me ne andai a Milano. Era il 2000.

A Milano conobbi Claudio. E fu una ulteriore spinta al cambiamento.
Poi arrivò la malattia di mio padre. Un tumore al polmone. “Pochi mesi”, dissero i medici. Riuscì a vivere per qualche anno, seppur devastato dalle terapie.

Fu allora che mi feci altre domande.

“Sto facendo quello che avevo immaginato da bambina?
“Che valore aggiunto sto apportando a questo mondo?”

Mi iscrissi allora al percorso di Naturopatia, con indirizzo psicosomatico.
Fu un percorso personale. Mi fece maturare la decisione di CAMBIARE VITA.
Poi continuai con lo Shiatsu e le Medicina Tradizionale Cinese.

Fu così che nel 2006 lasciai il mio lavoro. Così… senza alternative.
Ricevetti immediatamente una proposta per lavorare come libera professionista. Aprii la partita IVA.

Ma durò appena più di un anno. Era necessario un cambiamento drastico.
Decidemmo di spostarci in Toscana.

“Di cosa viviamo?”. Aprimmo un B&B e nel mentre imparammo a vivere dell’essenziale.
Ti rendi conto in questo modo di quante “Cose” inutili ci circondiamo.
Quando c’era da fare un acquisto, mi chiedevo “E’ proprio necessario?”… spesso ci si rende conto che non lo è affatto.

Mi dedicai a ciò che mi piaceva. L’approfondimento di tematiche quali alimentazione e salute.
Claudio mi introdusse alla macrobiotica, che lui aveva incontrato nei lontani anni ’80.
Questo mondo mi affascinò per la semplicità iniziale e per la visione energetica… del resto, noi non siamo solo materia.

Mi piacque l’idea della conoscenza che ci rende liberi. A me, del resto, l’oppressione non è mai piaciuta e ho sempre fatto esattamente il contrario di ciò che mi veniva imposto.

Cominciammo a frequentare tutti i corsi possibili di macrobiotica.
Ci rendemmo conto però delle varie interpretazioni, talvolta estreme.
Della rivalità esistente tra le varie visioni “energetiche”.
Della rigidità che limita enormemente la libertà.

Collaborai anche con il Dottor Berrino. Cominciai a scrivere libri, di cui “Medicina da Mangiare”, per il quale curai la parte sulla prevenzione e alcune ricette.

Scelsi di approfondire l’alimentazione all’università. E conseguii la mia seconda laurea in Tecnologie alimentari.
Il passo successivo era comprendere anche l’aspetto nutrizionale, per poter utilizzare il cibo come “medicina” (secondo l’approccio ippocratico). La terza laurea, in Scienze della Nutrizione Umana, mi ha dato grandi soddisfazioni, non solo per il plauso della commissione, ma per le tante nozioni che ho appreso.

Ogni esame era per me una scoperta, che ho cercato di approfondire il più possibile.
Ciò che è incredibile è che più impari, più scopri quanto ci sia tanto da conosce.
Una sorta di fame bulimica di conoscenza.

Durante gli studi universitari ho scritto altri due libri “Grani antichi e pasta madre” e, l’ultimo, “Questa non me la mangio” che racchiude parte di ciò che ho imparato. Ho ritenuto giusto trasmettere una parte delle mie conoscenze. Soprattuto in questo mondo intriso di confusione, indotta soprattuto dalla brama, di taluni, di approfittare dell’ingenuità delle persone per indurle nella trappola della paura e della disinformazione. Spesso è marketing. Un approccio che ci rende schiavi.

Ma sappiamo bene che è la conoscenza che può renderci liberi.
Liberi di scegliere.
Scegliere come vivere.
Vivere con il senso della vita.

Se leggete il mio libro “Questa non me la mangio“, fatemi sapere cosa ne pensate. 🙏


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