Questa storia del nickel oramai sta diventando un tormentone. C’è addirituttura chi sugerisce di escludere certi cibi (in particolare cibi integrali e legumi) a priori, senza alcuna diagnosi medica. Peccato che mangiare cibo raffinato e ciccia possa peggiorare la condizione.

Innanzitutto chiariamo che un conto è la DAC (alllergia da contatto), dermatite allergica da contatto (con sintomatoologia cutanea), un altro è la SNAS, ovvero l’intolleranza alimentare (che non possiamo definirla allergia alimentate).

La diagnosi della DAC la fa il medico tramite patch test, un test che mette a contatto la pelle con il metallo (o gli allergeni in genere) per testare la reazione.

Se è presente DAC molto probabilmente c’è SNAS.

Con la SNAS si presenta anche sintomatolgia extracutanei, con sintomi gastrointestinali (come nausea, vomito, diarrea, gonfiore addominale). Ma anche cefalea, capogiri, stanchezza cronica (sovente però correlata alla carenza di Vitamina D, endemica nella popolazione).

Alla base c’è DISBIOSI. O meglio, permeabilità intestinale.

Perché non è allergia alimentare?
1. Le allergie alimentari sono nei confronti di antigeni, ovvero proteine. E il nickel non è una proteina ma un minerale.

2. Perché è dose dipendente. Ovvero, a piccole dosi la sintomatologia non sussite. Le allergie NON SONO DOSE DIPENDENTE. E causano reazioni importanti anche a piccole dosi.

3. Il nichel è a diffusione pressoché ubiquitaria: non si può eliminare. Ed è oltretutto fondamentale in vari processi metabolici.
Attiva alcuni enzimi e facilita l’assorbimento del ferro degli alimenti. Una sua carenza (rara visto che è un elemento abbastanza ubiquitario) può causare problemi di crescita; può determinare la riduzione dell’attività di molti enzimi (epatici e renali), dell’assorbimento di ferro, del numero di globuli rossi e il calo dell’emoglobina.

COSA FARE?
In studio mi capita di osservare notevoli miglioramenti cambiando alimentazione. Ovvero, sanando la DISBIOSI.

Di seguito un estratto dal mio libro “Questa non me la mangio” edito Terra Nuova Edizioni

È bene fare attenzione ai cibi in lattina (oggigiorno sempre più diffusi) ed evitiamo di lasciare cibi acidi (come il pomodoro) in pentole, padelle o tegami, e di effettuare cotture prolungate in presenza di tali cibi.

Ci sono condizioni che possono limitare l’assorbimento di nichel a livello intestinale, come il consumo di agrumi, di vitamina C, di latte (e derivati) e di cibi che contengono ferro. È bene dunque inserire nella dieta alimenti che sono ricchi di ferro e con vitamina C. Di contro, una condizione di carenza di ferro può aumentare l’assorbimento di questo metallo.

È necessario dunque seguire una dieta antinfiammatoria. Al contrario, una dieta pro-ossidante e pro-infiammatoria ad alto impatto glicemico, con cereali raffinati, può contribuire a peggiorare la condizione.

È stato osservato, inoltre, che può essere di aiuto una supplementazione probiotica, in particolare con Lactobacillus reuteri, che ha evidenziato un aumento della diversità dei batteri lattici intestinali e una riduzione dei sintomi gastrointestinali [1].

Nella patogenesi di tali malattie è coinvolto lo stress ossidativo. E, per questo, ringraziamo anche il cibo spazzatura, sempre più indirizzato, purtroppo, ai bambini.

Approfondimenti nel mio libro “Questa non me la mangio“.

[1] Lombardi, F., Fiasca, F., Minelli, M., Maio, D., Mattei, A., Vergallo, I., Cifone, M. G., Cinque, B., & Minelli, M. (2020). The Effects of Low-Nickel Diet Combined with Oral Administration of Selected Probiotics on Patients with Systemic Nickel Allergy Syndrome (SNAS) and Gut Dysbiosis. Nutrients, 12(4), 1040. https://doi.org/10.3390/nu12041040


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