Durante il basso Medioevo, a causa delle regole rigorose imposte dalla Chiesa, si prevedevano periodi di astinenza (anche di 100-150 giorni all’anno) dai prodotti animali.

Erano concessi, durante questi periodi, pesci e verdure in sostituzione della carne. Ciò fu visto come privazione. Per cui, nacque la tendenza ad emulare o contraffare i cibi che erano vietati. Non è forse un ripetersi della storia? Bistecche di seitan al posto di quelle di carne? Burger vegetali al posto di hamburger?

Rimane ancora oggi la cultura della privazione, ereditata dalla tradizione liturgica.

Eppure il cibo, l’atto del mangiare, non dovrebbe essere privazione, ma appagamento.

Tutto sarebbe diverso se riuscissimo a cogliere il senso profondo del cibarsi. Come nutrimento di corpo, mente e anima.


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