Il consumo di alimenti ad alto indice glicemico causa iperglicemia (alti livelli di glucosio ematico) e, di conseguenza, infiammazione.
L’iperglicemia provoca un aumento di secrezione di citochine proinfiammatorie e la produzione di radicali liberi (che accelerano l’invecchiamento cellulare).
È stato osservato che una condizione di iperglicemia porta ad un aumento dei livelli di PCR hs (proteina C-reattiva ad alta sensibilità). Quando vi sono alti livelli di glucosio nel sangue, questo si combina alle proteine, formando le proteine glicate (AGE: Advanced Glycation End-product, ovvero prodotti finali di glicazione avanzata). Questi sono altamente ossidanti e attivano i geni dell’infiammazione.
Molti AGE possono essere introdotti attraverso la dieta: questi composti possono formarsi durante le fasi di cottura degli alimenti, dipendentemente anche dalle alte temperatura (anche la crosta del pane cotto ad alte temperature). Ad esempio, la pasta alimentare secca, se essiccata ad alta temperatura presenta AGE’s. Ecco perché sarebbe bene consumare paste prodotto in modo non industriale, essiccate a basse temperature. A ciò aggiungiamo anche l’uso esagerato, nella alimentazione, di cibi di provenienza animale, ricchi di acido arachidonico, il precursore delle prostaglandine infiammatorie
Anche negli ospedale, nei pazienti, si può verificare una condizione di iperglicemia (nutrizione parenterale, flebo di glucosio, somministrazione di cortisonici, ecc). Se poi aggiungiamo anche il cibo servito negli ospedali (uso frequente di prodotti animali, carni conservate, cibi raffinati, patate servite in tutte le salse), la situazione si complica. Un paziente diabetico o oncologico è bene che sia particolarmente accorto.
Ciò potrebbe comportare un incremento del rischio di morbilità (ovvero la frequenza dei casi di malattia) e mortalità ed un allungamento della degenza, in particolare per pazienti diabetici e oncologici. Con conseguente aumento dei costi di ospedalizzazione.
Sarebbe bene riflettere su questo aspetto. Visto che la mortalità potrebbe essere un aspetto di scarso interesse per la sanità, si potrebbe puntare quanto meno al lato economico.
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