La friggitrice ad aria è un elettrodomestico ormai largamente disponibile, ma di fatto non è una friggitrice, bensì un piccolo forno ventilato (da cui il termine aria nella definizione).

Probabilmente, se l’avessero chiamato forno ventilato, in molti avrebbero detto «ce l’ho già… non me ne serve un altro!». E non l’avrebbero acquistato. Un’operazione di marketing, insomma.

Abbiamo, quindi, un forno che, essendo piccolo, raggiunge più facilmente la temperatura ed è appunto ventilato: le temperature di cottura aumentano quindi di circa 20°C rispetto al forno statico. Questo vuol dire che, impostando la temperatura a 180°C, di fatto si raggiungeranno i 200°C, aumentando il rischio che si produca acrilammide.

L’acrilammide è una sostanza chimica che si forma in determinati alimenti preparati a temperature normalmente superiori a 120°C e con un basso grado di umidità.

Considerando che la funzione di ventilazione riduce anche l’umidità, questo rischio aumenta, ed è amplificato in caso di un uso quotidiano (visto che c’è il rischio che la frequenza di utilizzo sia piuttosto alta).

È bene dunque essere accorti.
E l’aria fritta possiamo lasciarla al marketing.

Tratto dal mio libro “Questa non me la mangio“.


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