Un bellissimo servizio su Franco Berrino quello comparso sul numero di marzo 2018, sulla rivista L’altra medicina magazine. A scriverlo, la bravissima Antonella Malaguti.
Il Dottor Franco Berrino, per quasi 40 anni direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ci ha raccontato che in realtà voleva fare l’architetto. Poi, spinto per l’interesse della psicoanalisi, si è iscritto alla Facoltà di Medicina per approfondire i meccanismi della mente. “Solo successivamente“, ci racconta”è emerso il mio interesse per l’anatomia patologica e l’epidemiologia dei tumori“.
Grazie a questo suo interesse, oggi abbiamo un grande riferimento nel campo della ricerca scientifica. Un uomo che dedicato anni di ricerca sulla correlazione tra Alimentazione e Salute.Un medico dalle cui parole traspare tanta umanità. Ci parla di ascolto: “Ero un un giovane medico, sapevo poco delle malattie, e, visto che non avevo esperienza di cura dei pazienti, li ascoltavo. E ho scoperto che ascoltare i malati è terapeutico. Dopo averli ascoltati, senza che io avessi fatto nulla, la maggior parte di loro si sentiva già meglio“.
Nel 2015 fonda l’Associazione La Grande Via (fondata insieme alla giornalista Enrica Bortolazzi), con lo scopo di divulgare uno stile di vita che possa condurre alla longevità in salute. Tre sono le vie. Tutte si basano sul rispetto, di sé stessi, del pianeta, degli altri. Tre vie, Alimentazione, Meditazione, Movimento che ci possono aiutare a creare un legame con l’Universo, partendo dall’ascolto e dalla consapevolezza del sé. L’essere umano, come Microcosmo nel Macrocosmo, può realizzare questo legame e riprendere il contatto con il proprio Io interiore, assumendosi la responsabilità della propria Vita e della propria Salute.
Un ritorno al passato
Riprendiamo il contatto con noi stessi, attraverso la memoria del passato. Era il titolo di un mio articolo pubblicato mesi fa.
Ma cosa ci racconta il passato? Quel periodo della vita dell’essere umano, quando non c’era la pubblicità a condizionare le sue scelte.
Quando il piatto si basava su cereali, legumi e verdure; carne poca, solo in occasioni speciali. Quando i cereali erano integrali, le verdure di stagione, il pane era a lievitazione naturale, con farine di grani antichi macinati a pietra e profumavano di buono.
Quando il grasso era diverso da quello di oggi. “Si trattava di un grasso buono” spiega il Dottor Berrino “perché proveniva da animali sani. Anche il lardo di maiale un tempo era vegetale. Era fatto di grassi vegetali e faceva abbassare il colesterolo. I ruminanti trasformano il grasso vegetale in animale. Il maiale non è un ruminante; riguardo all’assimilazione dei grassi è come l’uomo: se mangia grassi saturi, è fatto di grassi saturi; se mangia grassi insaturi, è fatto di grassi insaturi. Ecco perché il lardo di una volta era vegetale.
Non è forse la nostra tradizione mediterranea? Non è forse quello che l’essere umano ha mangiato per millenni? Non è forse quello che ci suggerisce il Codice Europeo contro il Cancro? Quest’ultimo ci ricorda di limitare le carni rosse, perché “sono ricche di ferro, che catalizza nel nostro intestino la sintesi di sostanze cancerogene, le nitrosamine. Nelle carni lavorate le nitrosamine sono già presenti perché sono state trattate con i nitriti. Ecco perché il Codice Europeo contro il Cancro dice di evitare le carni lavorate e limitare le carni rosse… Ma se ogni tanto vogliamo mangiare salumi, assicuriamoci che non ci siano nitriti“.
“Non dico di evitare del tutto la carne. Dico di limitarla, al massimo a 2 volte a settimana. Via soprattutto i salumi, carni in scatola, wustel e i prodotti trasformati. Questo vale per ogni cibo.
E per i più piccoli?
Valgono le stesse raccomandazioni. “PI cereali integrali vanno bene anche per i bambini, ma inserendoli gradualmente a partire dal secondo anno di vita: lasciamo prima maturare l’intestino. Meno carne ed evitiamo il cibo spazzatura (merendine e bibite)“.
Gli integratori?
“Non c’è alcun bisogno di prendere integratori, a meno che non si mangi veramente male. Non mangiate verdure? In questo caso serve la pillola multivitaminica. E’ importante la varietà di ciò che mangiamo“.
E la vitamina B12?
“Quando sono in giro per congressi, spesso scelgo una pasta asciutta con le vongole, ricchissime di B12. Potrebbe andar bene anche un formaggio di capra, animali ancora abbastanza rispettati (almeno le femmine: i maschi arrivano sulle tavole a Pasqua!)“.
“E’ vero che i microbi dell’intestino sono in grado di sintetizzare la B12, ma questo accade in un intestino in perfette condizioni di salute. E’ una situazione piuttosto rara: meglio misurare con un esame la vitamina B12 presente nel sangue“.
Colazione da re, pranzo da principi, cena da poveri
Dedichiamo uno spazio maggiore alla nostra colazione. E, mentre mangiamo, spegniamo la tv. E che sia una grande festa, “mangiando la pasta e fagioli avanzata dalla sera prima, una bella crema di cereali, non industrialmente raffinati, anche con mela cotta e mandorle ridotte in crema, un ottimo budino. Oppure un porridge di fiocchi di avena con uvetta, noci, nocciole, mandorle, il pane integrale con il tahin (una crema a base di sesamo) e un po’ di confettura senza zucchero, la cecina (o farinata), i chapati impastati con acqua e farina integrale di grani antichi, farciti con tahin o crema di nocciole (attenzione, 100% nocciola)“.
E il digiuno?
In caso di tumore, il digiuno lo può affamare. “Se ci mettiamo a digiuno, la glicemia e il glucosio scendono”. Del resto, le cellule tumorali, per vivere, hanno bisogno di glucosio: lo sappiamo anche grazie alla PET. Dunque, “se non ci sono gli zuccheri, le cellule tumorali entrano in sofferenza. Infatti, si vede che tenendo bassi gli zuccheri la persona ammalata ha meno recidive, meno metastasi. Quindi, il digiuno serve per avere meno effetti collaterali dalle cure oncologiche“, con il supporto medico.
Di fatto, comunque, “Il digiuno ha sempre fatto parte delle grandi culture, anche religiose Una volta si digiunava il venerdì ma solo sulla carne, mentre il pesce si poteva mangiare sempre (cibo di magro, ndr). Alla fine, il digiuno migliore è saltare la cena, o farla leggera“.
Sempre tanta gratitudine al Dottor Berrino per la condivisione della sua grandissima conoscenza ed esperienza.
Potete leggere l’articolo integrale sulla rivista.
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