Il farro è stato definito da alcuni alimentaristi “grano della salute” per la sua ricchezza in fibre e la composizione equilibrata di principi nutritivi.

Il profilo amminoacidico è analogo a quello del grano duro e la lisina (amminoacido essenziale generalmente limitante nei cereali) presenta una discreta quantità: 2,3% delle proteine totali.

I lipidi sono presenti in quantità lievemente superiore rispetto al grano duro. Gli acidi grassi essenziali (linoleico e linolenico) raggiungono il 55%.
Il contenuto di fibre è rappresentato per l’85% da fibra insolubile e il 14,5% da fibra solubile.

Fra le vitamine, c’è una buona presenza di vitamina E.
Il Farro è ricco di sali minerali, tra cui, selenio.
Ciò lo rende un potente antiossidante.

L’utilizzo del farro nell’alimentazione umana ha origini antichissime. Tra i grani è il più antico… In particolare il monococco. E’ un cereale originario delle montagne della Mezzaluna Fertile, dove ebbe inizio la domesticazione dei frumenti, sia vestiti (come il farro) sia nudi.

E’ stato ritrovato all’interno di tombe egizie. Nella cultura dell’antico Egitto, infatti, si credeva che la vita continuasse dopo la morte e che l’anima avesse bisogno di nutrirsi e dissetarsi: ecco che nel corredo funebre del defunto venivano inseriti anche cibo e bevande in contenitori, alcuni dei quali si sono conservati fino ai nostri tempi.

La presenza del farro nelle tombe era testimonianza del fatto che questo cereale fosse consumato abitualmente dal popolo egizio.

E’ un cereale che appartiene alla famiglia delle Graminacee (o Poaceae), genere Triticum.

In Italia, con il come generico Farro vengono indicate le tre specie di grani vestiti:

  • T. monococcum (piccolo farro), dalle eccellenti proprietà nutrizionali
  • T. dicoccum (farro),
  • T. spelta (farro grande).

L’interesse maggiore è per la coltivazione del Farro (T. dicoccum) e in misura decisamente minore per lo Spelta, che si coltiva prevalentemente nelle regioni del nord Italia. Molto ridotta la coltivazione del T. monococcum, presente in ristrette aree appenniniche.


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