Quando il caffè fu per la prima volta introdotto nelle città europee nel XVII secolo, la gente era disgustata dal suo colore e dal suo odore. Si lamentarono che maleodorava e lo considerarono bitume per i tetti. Ma dopo che sperimentarono il suo effetto stimolante, la bevanda fu presto proclamata un miracolo della natura. Gli storici registrarono questo fenomeno senza accorgersi dell’ironia di ciò che stavano scrivendo. La caffeina è, dopotutto, una droga psicoattiva, e gli esseri umani tendono a desiderare ardentemente le sostanze che alterano il loro stato, come la caffeina, la morfina, la nicotina e la cocaina. Infatti, tutti questi alcaloidi sono chimicamente correlati e, pur avendo effetti molto differenti fra loro, sono tutti veleni.
Caffeine Blues, Stephen Cherniske
Secondo la Macrobiotica, il caffè è una bevanda estremamente Yin. Infatti è un prodotto tropicale, tipico di un clima molto caldo (Yang) e dove la natura, per creare equilibrio, mette a disposizione cibi molto rinfrescanti (Yin).
Il caffè è ricco di sostanze antiossidanti, e recenti studi mostrano che riduce il rischio di ammalarsi di cancro, specie di cancro del fegato e del colon. Tuttavia, questo dato è da mettere in relazione anche a ciò che mangiamo: se la nostra alimentazione è prevalentemente vegetale e il nostro consumo di carni rosse è limitato, possiamo assumere il necessario apporto di antiossidanti da frutta e verdura.
Il consumo del caffè presenta, infatti, numerosi svantaggi: riduce l’assorbimento di alcuni sali minerali (come per esempio ferro e calcio) a livello intestinale (per cui, in caso di osteoporosi o di anemia, non è prudente bere un caffè dopo il pasto) e può aumentare il rischio di infarto. Questa bevanda contiene caffeina, che altera la qualità del nostro sonno. Di conseguenza, ci si sveglia assonnati e si è portati a desiderare altro caffè per sentirci svegli; la caffeina stimola la produzione di adrenalina, ma, a lungo andare, caffeina e mancanza di sonno ci porteranno a un circolo vizioso: desiderio sempre maggiore di caffè e una condizione di stanchezza cronica.
Di fatto, il nostro corpo non ha bisogno di caffè per essere sveglio.
Nel libro di Carlo Guglielmo Il grande libro dell’Ecodieta possiamo leggere: “Il caffè ha un effetto iniziale di stimolo sul cuore, il sistema nervoso e la ghiandola surrenale. Prima li stimolerà, ma, nel tempo, li indebolirà o li sederà. […] Stimola anche l’intestino crasso, favorendo l’evacuazione. Tuttavia, nel tempo questo stimolo si tradurrà in perdita di tono”.
Bere caffè è una forma di dipendenza: si può scegliere di cambiare abitudini, senza sottostare a proibizioni o a rinunce (nemmeno interiori), ma in virtù di una nuova consapevolezza.
Quando avremo scardinato il meccanismo del bisogno (l’astinenza da caffeina provoca, nei primi giorni, mal di testa, sonnolenza, stanchezza, a volte anche ansia e depressione, ma progressivamente questi sintomi scompaiono) saremo liberi, ogni tanto, di berci un caffè perché ci piace, non perché ne abbiamo bisogno.
Con l’accortezza di sceglierlo di qualità, del commercio solidale, e di berlo senza zucchero: se sentiamo il bisogno di aggiungere zucchero nel caffè significa che il suo sapore in realtà non incontra i nostri gusti, e allora è meglio preferire in modo definitivo altre bevande.
Ritrovate questo mio articolo nel libro Medicina da Mangiare.
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