Le umeboshi arrivano a noi, in Occidente, dalla tradizione macrobiotica.
Cosa sono le umeboshi?
La parola umeboshi significa letteralmente «ume» «essiccata» (boshi). L’ume viene comunemente tradotta come prugna. In realtà, si tratta di una specie di albicocca. Viene raccolta verso la fine di maggio, quando è ancora verde e il contenuto in acido citrico è altissimo. Queste “prugne”, però, non possono essere ancora mangiate: non solo per il loro sapore fortemente acido, ma anche perché potrebbero essere addirittura tossiche. E’ successivamente, grazie alla loro trasformazione, che diventeranno un potente rimedio medicamentoso.
Dopo essere state colte, vengono fatte essiccare e, successivamente, messe all’interno di barili a fermentare per mesi – con sale e foglie di shiso – ponendovi sopra dei pesi. Grazie all’azione del sale e della pressione, cominciano a rilasciare del liquido.
Le foglie di shiso conferiranno il classico colore e sapore, oltre ad accrescerne le proprietà.
Si trovano sotto forma di “prugne” intere, oppure purea, o aceto. Si acquistano nei negozi di alimenti biologici.
Come si usano?
Le prugne intere possono essere aggiunte, eliminando il nocciolo, nelle preparazioni di verdure o cereali. Molto efficace la loro capacità di conservare il cibo: possiamo inserire, ad esempio, una prugna all’interno di un cereale cotto, prolungando in questo modo i tempi di conservazione. Oppure, può essere interessante il loro utilizzo nella preparazione di rimedi in caso di raffreddori, influenza, astenia, mancanza di appetito, intossicazione da cibo, o per tutte le problematiche descritte sopra. Un classico rimedio della macrobiotica viene chiamato ume-kuzu, oppure ume-sho-kuzu: si vedano di seguito le indicazioni su come prepararlo.
La purea è un ottimo condimento, ad esempio per la preparazione di salse o piatti. Molto interessante aggiungerlo all’hummus di ceci: gli conferisce un sapore più strutturato, rendendolo più buono.
L’aceto, noto anche come acidulato, è il liquido che si ricava dalla stagionatura delle umeboshi non essiccate. E’ un ottimo condimento e può sostituire sale e aceto.
Quali sono le loro proprietà?
In Cina, Giappone e Corea vengono utilizzate come cibo, ma anche come medicina. Sono un rimedio molto efficace per gestire alcune disarmonie, oppure semplicemente possono essere usate per rendere più gustose le nostre preparazioni in cucina.
Le popolazioni che ne hanno scoperto i poteri portentosi le utilizzavano per svariate circostanze: intossicazioni alimentari, problemi di digestione e nausea, acidità di stomaco, fatica, cattiva circolazione, emorragie, mal di mare o mal d’auto, mal di testa, stanchezza, e altro ancora.
Molto utili anche a seguito di intensa attività fisica, per smaltire l’acido lattico nel sangue e tessuti, grazie all’abbondanza di acido citrico in esse contenute. Ed è lo stesso acido citrico che facilita l’assorbimento, a livello intestinale, di sali minerali quali ferro, calcio, ecc. Ed ecco che sono molto utili anche in situazioni legate a scarso assorbimento di alcuni minerali, come, ad esempio, in caso di anemia.
Stimolano inoltre il funzionamento del fegato. Hanno la proprietà di accelerare la peristalsi intestinale e hanno un effetto lassativo: sono quindi utili in caso di costipazione. Raccomandate, comunque, anche in caso di dissenteria, per via delle loro proprietà antibiotiche e antisettiche.
Insomma… quasi miracolose! 😉
Sarebbe effettivamente interessante provarne gli effetti per rendersi conto delle loro proprietà.
Quando le si assaggiano la prima volta, c’è il rischio di rimanere un tantino disorientati, per via del loro sapore molto intenso: molto acido e molto salato. Eppure, unite ai nostri piatti, li rendono più corposi.
Ritrovate questo mio articolo nel libro Medicina da Mangiare.
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