George Ohsawa aveva individuato 7 livelli di consapevolezza da quello più basso a quello più elevato. Questo può definire anche il nostro rapporto con l’alimentazione.
E’ un percorso di trasformazione che ci permette di elevare il nostro giudizio, la nostra consapevolezza.
1. Meccanico. E’ il livello di consapevolezza più basso, legato ai nostri bisogni elementari: mangiare, bere, dormire, ecc). E’ il bisogno ad esempio del lattante: mangia per riempirsi la pancia. A questo livello, i bisogni vengono soddisfatti per una necessità fisica; meccanica appunto. Non c’è ancora il livello legato al piacere, che troviamo al livello successivo. Ci spinge a vivere per inerzia e abitudine, unicamente per soddisfare gli istinti primari.
2. Sensoriale. Cominciamo a distinguere ciò che ci piace da ciò non ci piace. E’ il periodo che generalmente parte dallo svezzamento del bambino, quando si crea il gusto. Quel gusto a cui si rimarrà affezionati per tutta la vita. Basiamo le nostre scelte sul binomio piace/non piace, senza ulteriori valutazioni.
3. Sentimentale. E’ un livello un po’ più evoluto. Questo livello fa riferimento all’età tra i 7 e 14 anni. E’ quello che deriva dal ricordo emotivo, affettivo, del cibo che preparava la mamma. Le nostre scelte sono fatte basandoci più sulle emozioni, sul sentimentalismo, piuttosto che sul senso di giustizia (che poi è il livello supremo di consapevolezza).
4. Intellettuale. Questo livello di giudizio si sviluppa durante l’adolescenza, quando si sviluppano le categorie del bene e del male. E’ un livello scientifico. A questo livello appartiene un approccio alla vita basato ad esempio su argomentazioni scientifiche/razionali. E’ riferito più alla NUTRIZIONE (che guarda ai nutrienti, quindi alle molecole, anche in termini di calorie e apporti nutrizionali), che all’alimentazione (che guarda al cibo). E’ l’approccio che tende a dividere, a scomporre in frammenti più piccoli, analizzando quelli. Ci porta ad una grande conoscenza settoriale. Manca la visione di insieme e la relazione tra le cose.
5. Sociale. Qui si acquista la consapevolezza di essere parte di una società. Subentra il senso sociale. Sono coloro che si occupano della comunità, dell’uguaglianza degli esseri umani.
6. Ideologico. Qui cominciamo a riconoscere la giustizia e l’ingiustizia. Sono coloro che fanno delle scelte, anche alimentari, per motivazioni etiche ad esempio (si veda vegano o vegetariani). Per un’ideologia o per motivi religiosi. Si creano modelli ideologici, senza considerare che tutto cambia. Che la vita è eterna trasformazione. E che tutto è relativo.
7. Supremo. Infine, c’è il settimo livello, quello più alto della giustizia. Basato sul rispetto. A questo livello, abbiamo superato il dualismo. Abbiamo compreso che bene/male, buono/cattivo sono concetti relativi. Dal punto di vista della nostra alimentazione, quando scegliamo il cibo, ci si chiederemo da dove proviene, che impatti hanno le nostre scelte sul Pianeta. Se per produrre quel cibo sono stati usati pesticidi, oppure c’è stata violenza o sfruttamento di persone.
A questo livello siamo finalmente liberi dal giudizio. Cessiamo di puntare il dito contro gli altri e di attribuire altrove la colpa dei nostri errori, assumendoci al fine le nostre responsabilità.
Abbiamo raggiunto la consapevolezza che permette di comprendere il senso della vita, cogliendo la sua eterna trasformazione.
Siamo finalmente in grado di poter realizzare noi stessi.
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