Forse non a tutti è chiaro il meccanismo di attivazione della vitamina D.
La vitamina prevalentemente circolante (la 25 OH vitamina D, che è poi quella che viene misurata quando facciamo le analisi del sangue) è una forma ancora inattiva di vitamina D.
O meglio, è semi attiva, nel senso che ha già subito una trasformazione a livello epatico (ovvero il colecalciferolo assunto a mezzo integratore oppure sintetizzato a seguito esposizione solare è stato idrossilato in posizione 25, da cui la dicitura 25 OH).
Questa forma è in grado di favorire l’assorbimento del calcio a livello intestinale? NO!!!
Per esercitare la sua funzione ormonale (ovvero diffondersi attraverso la membrana cellulare, legarsi al suo recettore VCR e traslocare nel nucleo dove può agire a livello epigenetico), la 25 OH ha bisogno di essere trasformata in calcitriolo, ovvero la forma attiva della vitamina D.
Questa attivazione avviene (a livello renale) grazie al paratormone, che viene rilasciato quando ci sono bassi livelli di calcio ematico.
Ricordiamo infatti che il calcio è un minerale che, tra le sue funzioni, ha quella di favorire la contrazione muscolare. Il cuore è un muscolo e ha bisogno di calcio per contrarsi. E nel sangue deve esserci sempre un livello di calcio in un range tra 8,5 e 10,5 mg/dl (omeostasi del calcio).
Se questo livello aumenta, interviene la calcitonina, ormone prodotto dalle cellule parafollicolari (cellule C) della tiroide. Ha un’azione opposta a quella del Paratormone che invece interviene quando i livelli di calcio nel sangue sono bassi.
Il paratormone, oltre ad attivare la vitamina D a livello renale, preleva il calcio dalle ossa.
Il problema si pone proprio quando i valori ematici della vitamina D (la 25 OH vitamina D) sono bassi (inferiori a 31 ng/ml). Una carenza di vitamina D può aumentare il rischio cardiovascolare.
Laddove ci sia carenza di vitamina D, infatti, aumenta il rilascio di paratormone che sottrae il calcio alle ossa. Questo calcio poi, nel sangue, rischia di depositarsi a livello dei tessuti molli (pareti arteriose). Quindi può alimentare il processo aterosclerotico, rischiando di contribuire a una stenosi e ostacolare l’afflusso di sangue al muscolo cardiaco.
Oltre ad aumentare il rischio di calcoli renali.
Quindi, non vi fate terrorizzare per valori ottimali di vitamina D.
Il vero problema è la carenza di vitamina D.
E non dimentichiamo anche l’importanza della K2 che riduce il rischio di osteoporosi e il rischio cardiovascolare.
A proposito, anche la K2 è importante. E non aumenta il rischio di trombi. Come da qualche forma di terrorismo dilagante.
Per livelli ottimali di vitamina D si intende 50-70 ng/ml o addirittura 60-80 ng/ml.
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