Un’altra informazione errata sul cibo è quella che i derivati del latte favoriscano l’infiammazione. Se così fosse, i centenari della Blue Zone italiana (la regione dell’Ogliastra in Sardegna), che consumano regolarmente formaggi, dovrebbero essere tutti infiammati.

La prevalenza dei centenari in Ogliastra è maggiore tra i soggetti maschi che hanno livelli più bassi di IL-6 (un marcatore dell’infiammazione) rispetto all’altro sesso.

Il vantaggio relativo alla sopravvivenza in questi soggetti centenari, dunque, potrebbe essere legato proprio ai bassi livelli di infiammazione.

Quello dei longevi sardi è un popolo di pastori, che basa la propria alimentazione prevalentemente su verdura e frutta che non provengono però dal circuito della grande distribuzione. I formaggi sono preparati con latte di animali da pascolo e non da allevamenti intensivi, utilizzando principalmente latte di capra e pecora. Il latte di capra ha un maggiore valore nutritivo rispetto a quello di vacca ed è più simile al latte umano.

La reazione immunitaria (e quindi infiammatoria) accade nei soggetti allergici alle proteine del latte. Quindi non si può generalizzare. Sarebbe, del resto, superficiale e privo di fondamento imputare l’infiammazione a tutti gli allergeni (ricordiamo che anche il sedano è un allergene).

Non dimentichiamo, inoltre, che i prodotti fermentati hanno proprietà antinfiammatoria, in particolare nei soggetti con sindrome metabolica.

I derivati del latte possono inoltre mitigare la colite, modulando la risposta immunitaria (ricordiamo che dove c’è -ite c’è infiammazione).

Una revisione sistematica della letteratura scientifica ha determinato gli effetti benefici dello yogurt sulla salute cardiovascolare, sul rischio di tumori, sulla gestione ponderale, sul diabete e sulla densità minerale ossea]. Il consumo di yogurt, insomma, è associato a migliori condizioni di salute e anche a un ridotto rischio di tumore del colon retto. Ovviamente biologico e bianco. E meglio se di capra o pecora, con latte fieno.

Lo yogurt aumenta anche i livelli di Akkermansia muciniphila, riducendo il rischio di diabete d tipo 2.

L’Akkermansia muciniphila è un batterio anaerobio che vive nel nostro intestino. Promuove l’integrità di barriera ed è un importante biomarcatore dell’omeostasi intestinale. La sua riduzione è associata a malattie infiammatorie dell’intestino e disturbi metabolici.

Tratto dal mio libro “Questa non me la mangio” (dove potete trovare i riferimenti bibliografici).

Basta menzogne sul cibo per favore.


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