L’anemia non è necessariamente da imputare a carenza di ferro nella dieta… così come l’osteoporosi non è detto che dipenda da carenza di calcio.

Come gestire il problema? L’approccio corretto è quello di risalire alla causa, piuttosto che agire sul sintomo.

Nei casi di anemia, spesso, è sufficiente correggere l’alimentazione senza dover mangiare carne, che, anzi, potrebbe peggiorare le cause.

Le forme più comuni derivano da una carenza di ferro per apporto insufficiente attraverso il cibo (improbabile al giorno d’oggi) o da scarso assorbimento (probabile per le frequenti disbiosi).

Rinforziamo l’intestino

Il problema, molto spesso, deriva da problemi di assorbimento a livello intestinale. Bisognerebbe innanzitutto agire sulla flora batterica intestinale, seguendo una dieta antinfiammatoria e aiutandosi con cibi probiotici come miso, kefir, oppure yogurt con probiotici.

zuppa-di-miso

La zuppa di miso (con wakame e foglia verde), il brodo primordiale, è il piatto specifico per l’intestino, per la formazione del sangue e per curare l’anemia. In generale la salamoia rafforza l’assimilazione e la formazione di sangue forte e le alghe aiutano a rafforzare e tenere liberi ed elastici i villi. Le alghe, inoltre, sono ricche di sali minerali, tra cui il ferro; in particolare, la dulse, la nori, le hiziki.

Da dove prendiamo il ferro?

Nei cibi vegetali vi è un contenuto di ferro maggiore che nel cibo animale.

Ma il ferro vegetale (ferro non eme, Fe3+) è meno biodisponibile di quello animale (ferro eme, Fe2+). Il ferro trivalente, per essere assorbito, deve prima essere ridotto nella forma bivalente: è in questo stato (Fe2+) che il ferro può legare l’ossigeno.

Per fare questo, basta unire i cibi vegetali che contengono ferro, a cibi che contengono vitamina C.

Vi molti alimenti vegetali che contengono ferro e vitamina C (per l’assorbimento del ferro). Broccoli e cavolo contengono sia ferro sia vitamina C (i cavoli hanno un contenuto in vitamina C maggiore delle arance!).

Il ferro lo troviamo anche nei cereali: avena e miglio ad esempio. E i semi di sesamo ne contengono grandi quantità. Anche i legumi sono alimenti ricchi di ferro e folati, in particolare lenticchie, fagioli secchi, ceci e fave.

E’ interessante notare anche che una delle differenze tra il ferro legato a emoglobina, tipico degli alimenti animali, e quello derivante da vegetali, sta nel fatto che il primo è sempre assimilato, anche quando l’organismo ne ha già a disposizione più che a sufficienza. Quello vegetale, invece, è assimilato di meno quando l’organismo ha delle buone riserve, e di più quando ne ha maggiormente bisogno. Ciò fa sì che sia difficile incorrere in eccesso di ferro (è stata rilevata un’associazione anche tra l’eccesso di ferro nell’organismo e l’insorgenza del morbo di Parkinson).

Inibitori dell’assorbimento del ferro

Da tener presente che vi sono anche molti inibitori dell’assorbimento del ferro, quali, ad es. caffè, tè, latte, formaggi. L’assimilazione del ferro è limitata dai TANNINI (tè nero, Caffè, vino rosso robusto) e dal LATTE E DERIVATI (sono alimenti ricchi di calcio, un minerale che ostacola l’assorbimento intestinale di ferro.). Se si soffre di carenza di ferro (lo stesso anche in caso di osteoporosi), e vogliamo bere un caffè, meglio farlo  almeno 1 ora lontano dai pasti.

Anche i fitati (presenti soprattutto in cereali integrali e legumi) potrebbero interferire con l’assorbimento del ferro. Ma questo non vuol dire che non si dovrebbero mangiare cereali integrali e legumi. Anzi!!!

I fitati vengono inattivati dal calore e dalla fermentazione. Ecco che sarebbe opportuno, in caso di anemia, tenere in ammollo per qualche ora i cereali integrali prima di cucinarli, in maniera tale da ridurne la concentrazione. Per i legumi, si suggerisce (questo in generale) un ammollo prolungato in acqua con un pezzetto di alga kombu (ad esclusione dei legumi decorticati, quali ad esempio lenticchie rosse); quindi, si procede ad eliminare l’acqua di ammollo e alla cottura con acqua rinnovata; i legumi devono essere ben cotti: la cottura riduce la concentrazione di fitati.

A volte, problemi di assorbimento di ferro, calcio, ecc. a livello intestinale potrebbero essere legati a malattie autoimmuni quali la celiachia: sarebbe opportuno effettuare le verifiche del caso.

Clorofilla e sangue

Per formare l’emoglobina, oltre al ferro, è necessaria anche la presenza nel sangue di vitamina B9 (folati) e B12. I folati si trovano nelle verdure a foglia verde (rape, cicoria, broccoli, ecc), che contengono clorofilla (che ha molte affinità con l’emoglobina: le verdure a foglia verde, ricche di clorofilla, sono il “sangue” vegetale). I folati si trovano, inoltre, nei fagioli (gli azuki ne sono molto ricchi), nei cereali integrali.

La vitamina B12 è presente solo in alimenti di origine animale

Yin o Yang?

L’anemia è un problema Yin. Non si risolve con l’assunzione di bombe di Yang. Il suggerimento di mangiare più carne porta ad un perpetuarsi di una situazione malsana, peggiorando la situazione.

Quindi, primo passo togliere gli alimenti che ci indeboliscono (Yin), in particolare zucchero, prodotti raffinati e industriali, cibi tropicali, latte, ecc.

Ci vuole lo Yang buono: miso, gomasio, tamari, tekka miso, kuzu, grano saraceno. Doppie cotture. Riso integrale e miso. Un rimedio molto interessante in caso di debolezza intestinale e problemi di assimilazione e quindi anche anemia è ume-sho-kuzu.

Per produrre sangue, per essere forti e vitali, non abbiamo quindi bisogno di mangiare carne. Utile comunque mangiare un po’ di cibo animale, preferendo pesce pescato di taglia piccola.
E’ sufficiente basare la nostra alimentazione su cereali integrali, verdure di stagione non amidacee (preferiamo, in questo caso, le verdure a foglia verde), legumi.

E prepariamoci una meravigliosa zuppa di miso!

E per la vitamina B12? Come dice il prof. Berrino “Ogni tanto fatti una bella pasta con le vongole!” (le vongole sono ricche di ferro e vitamina B12).

Rimedio: Ume-Sho-Kuzu

Si prepara utilizzando questi ingredienti:

  • 1 prugna umeboshi (togliere il nocciolo). Viene chiamata prugna, ma si tratta in realtà di una varietà di albicocca colta ancora acerba e messa in salamoia
  • 1 cucchiaino di kuzu. Il kuzu è una polvere addensante che si ricava da una radice selvatica dotata di grande forza, che riesce a crescere nella roccia. Il kuzu è particolarmente indicato per l’intestino, anche in caso di colite ulcerosa
  • 1 cucchiaino di shoyu o tamari: sono salse di soia di buona qualità
  • 1 bicchiere di acqua fredda

Ecco il procedimento: Si fa sciogliere bene il kuzu nell’acqua fredda (è importante che l’acqua sia fredda, altrimenti si formano grumi). Si aggiunge la prugna umeboshi schiacciata e si porta ad ebollizione. Si mescola. Il rimedio sarà pronto quando il liquido, prima bianco, diventa trasparente e si addensa. Si aggiunge quindi il tamari e si fa bollire ancora per pochi secondi.

Ritrovate questo mio articolo nel libro Medicina da Mangiare.


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