I cosiddetti gastroprotettori sono di fatto inibitori di pompa protonica (IPP).

Come agiscono?
Inibendo la pompa protonica per l’appunto, quindi inibendo il rilascio, nel lume gastrico, di ioni idrogeno. Vanno di fatto a ridurre l’acidità gastrica.

Questi farmaci sono solitamente presenti nel protocollo per il trattamento del reflusso gastro esofageo. Peccato che non risolvano i problemi di reflusso. Semplicemente si riduce il pH dello stomaco, rendendolo meno acido.

Parleremo di reflusso in un altro post (ne abbiamo comunque parlato durante un webinar specifico).

Va detto che il pH acido dello stomaco (circa 1,5-2) è importante per iniziare la digestione (in particolare la denaturazione delle proteine e attivazione della pepsina). Le pareti dello stomaco sono attrezzate per proteggersi da questa acidità: la mucosa gastrica è rivestita da uno spesso strato di muco protettivo.

L’acidità gastrica svolge inoltre un’importante funzione di barriera contro l’arrivo dei patogeni nel tratto gastrointestinale.

Andando ad alterare il pH acido, l’organismo sarà più esposto a infezioni gastro intestinali, come quelle causate da Helicobacter Pylori o Clostridium Difficile, che possono portare alla comparsa di tumori allo stomaco o all’intestino [1, 2, 3, 4].

L’assunzione di gastroprotettori viene anche suggerita insieme a farmaci come la cardio aspirina (un anticoagulante piastrinico), quindi per ridurre il rischio di trombi.

Peccato che però, poiché gli IPP vadano ad alterare il pH gastrico e ciò interferisce con l’assorbimento della vitamina B12 (che sovente non viene neppure monitorata a fronte di una terapia protratta con gastroprotettori).

L’assunzione a lungo termine di IPP infatti può anche causare scarso assorbimento e conseguente carenza di vitamina B12, magnesio, calcio, ferro [5].

Risultato? Bassi livelli di vitamina B12 che fanno aumentare i livelli di omocisteina aumentando il rischio di aggregazione piastrinica

E ma tanto c’è la cardio aspirina… Già già… Aumento il rischio cardiovascolare cercando di tamponarlo con un farmaco.

Che poi il rischio cardiovascolare risulta aumentato anche in presenza di un polimorfismo MTHFR… a causa di un aumentato livello di omocisteina. Non sarebbe più saggio risalire alla causa e abbassare i livelli di omocisteina con integratori specifici (acido folico metilato ad esempio, nel caso di deficit dell’enzima MTHFR)?

Peccato che il polimorfismo MTHFR non se lo fila quasi nessuno… anzi molti dicono che monitorare i valori di omocisteina è addirittura inutile… nonostante le numerose evidenze scientifiche.

In soggetti a rischio, come chi soffre di osteoporosi, i gastroprotettori possono aumentare il rischio di fratture [6].

Ma non finisce qui… gli IPP alterano il nostro microbiota, alla base della nostra salute [7]. In particolare possono favorire disbiosi come SIBO: (sovracrescita batterica nella prima parte del tenue)

E questo è purtroppo il risultato di un approccio spesso superficiale nell’affrontare una situazione, cercando unicamente di gestire i sintomi piuttosto che risalire alle cause del problema.

E con quale leggerezza sovente si prescrivono i farmaci… mnco fossero noccioline. Tutti i farmaci hanno effetti collaterali.
Si, certo in taluni casi sono necessari. Ma spesso ci sarebbe da soffermarsi e investigare su come risolvere un problema alla radice. Piuttosto che cercare la pillolina magica che non esiste.

BIBLIOGRAFIA

[1] Jaynes M, Kumar AB. The risks of long-term use of proton pump inhibitors: a critical review. Ther Adv Drug Saf. 2018;10:2042098618809927. Published 2018 Nov 19.

[2] Jiang, K., Jiang, X., Wen, Y., Liao, L., and Liu, F. (2019) Relationship between long-term use of proton pump inhibitors and risk of gastric cancer: A systematic analysis. Journal of Gastroenterology and Hepatology, 34: 1898–1905.

[3] Cheung KS, Chan EW, Wong AYS, et al Long-term proton pump inhibitors and risk of gastric cancer development after treatment for Helicobacter pylori: a population-based study Gut 2018;67:28-35.

[4] Gao H, Li L, Geng K, et al. Use of proton pump inhibitors for the risk of gastric cancer. Medicine (Baltimore). 2022;101(49):e32228.

[5] Koyyada A. Long-term use of proton pump inhibitors as a risk factor for various adverse manifestations. Therapie. 2021;76(1):13-21.

[6] Hussain S, Siddiqui AN, Habib A, Hussain MS, Najmi AK. Proton pump inhibitors’ use and risk of hip fracture: a systematic review and meta-analysis. Rheumatol Int. 2018;38(11):1999-2014.

[7] Macke L, Schulz C, Koletzko L, Malfertheiner P. Systematic review: the effects of proton pump inhibitors on the microbiome of the digestive tract-evidence from next-generation sequencing studies. Aliment Pharmacol Ther. 2020;51(5):505-526.


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